L’Unione Eurasiatica : cronaca della conferenza di Roma

Un momento della Conferenza sull’Unione Eurasiatica

S.E. Andrian K. Yelemessov, ambasciatore della Repubblica del Kazakhstan a Roma con, alla sua destra, S.E. Evgenij Shestakov, ambasciatore della Repubblica della Bielorussia

da sx a dx: Aleksander Zezulin, consigliere dell’Ambasciata Russa a Roma; Evgenij Shestakov, Ambasciatore Rep. Bielorussia; Tiberio Graziani, direttore ISAG; Andrian Yelemessov, Ambasciatore kazako

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il 19 settembre 2012, nella splendida cornice della Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, a Palazzo Marini, si è tenuta la conferenza “L’Unione Eurasiatica – Sfida od opportunità per l’Europa?”. La conferenza è stata organizzata dall’IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie) con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero dello Sviluppo Economico e di Roma Capitale, il sostegno di Conoscere Eurasia e del Consolato Onorario Russo di Verona. Questa è stata la prima conferenza internazionale sull’Unione Eurasiatica tenuta in un paese dell’Unione Europea.

Il primo panel, quello istituzionale, è stato introdotto dai saluti del direttore dell’IsAG Tiberio Graziani, dell’on. Marcello De Angelis e di Serena Forni (responsabile Relazioni internazionali di Roma Capitale), nel corso dei quali è stato delineato un quadro generale delle discussioni della giornata. In particolare è stato toccato il tema della multipolarità a livello globale, che si sta gradualmente sostituendo all’unipolarità successiva al crollo dell’Unione Sovietica. In questo quadro, l’Unione Doganale e l’Unione Eurasiatica, sua evoluzione, possono rappresentare nuove opportunità a livello economico. Inoltre, è stato sottolineato il fatto che strutture sovranazionali come l’Unione Eurasiatica o l’Unione Europea possano contribuire a fornire buone risposte ai problemi del mondo di oggi, in particolare a livello di identità e di cooperazione.

Il dibattito, moderato da Luca Bionda (direttore del programma Sistema Italia dell’IsAG), ha visto come protagonisti, nell’ordine, S.E. Evgenij A. Šestakov, ambasciatore della Repubblica di Bielorussia, S.E. Andrian K. Yelemessov, ambasciatore della Repubblica di Kazakistan, e il consigliere Aleksandr Zezjulin, dell’ambasciata della Federazione Russa.

S.E. Evgenij A. Šestakov ha dapprima sottolineato come la velocità con cui si stanno sviluppando gli eventi che coinvolgono Russia, Bielorussia e Kazakistan sia solo apparente. In realtà, sostiene Šestakov, i tre Stati si sono impegnati a lungo in un’opera di studio e di osservazione di casi precedenti di integrazione, in primo luogo l’Unione Europea. La creazione dell’Unione Doganale, nel 2010, e dello Spazio Economico Comune, nel 2011, hanno portato a una rapida crescita negli scambi commerciali tra i tre Paesi. La posizione della Bielorussia, nelle parole di Šestakov, è sempre stata a favore di un’integrazione tra i Paesi dello spazio post-sovietico. Non si tratta, tuttavia, di una posizione nostalgica, bensì di una profonda consapevolezza delle radici comuni dei popoli di questi Paesi. Si tratta di basi solide, sostenute, in Bielorussia, dalla popolazione, dalla classe dirigente e dagli imprenditori.

Con la creazione della Commissione Economica Eurasiatica (EEC), nel 2012, sono già evidenti alcuni risultati anche a livello di compattezza in politica estera: ad esempio, l’EEC ha condannato pubblicamente le sanzioni economiche ai danni della Bielorussia. Tuttavia, l’ambasciatore bielorusso ha sottolineato che questa integrazione non ha un carattere di chiusura ma di apertura rispetto ai suoi interlocutori, e ha citato le molte richieste di collaborazione che questa organizzazione sta ricevendo da tutto il mondo. In seguito Šestakov ha utilizzato una formula molto significativa, parlando di “integrazione delle integrazioni”, con particolare riferimento alle possibili future cooperazioni tra Unione Eurasiatica e Unione Europea, che potrebbero creare uno spazio economico dall’Atlantico al Pacifico. Infine, Šestakov ha sottolineato tre possibili vantaggi in particolare per l’Italia:
1 – maggiore trasparenza ed efficienza a livello doganale;
2 – l’apertura di un mercato molto importante, di circa 170 milioni di persone, che possono far crescere di molto le esportazioni italiane;
3 – la particolare posizione strategica della Bielorussia, vicina all’Italia ma anche a Mosca e a San Pietroburgo, le due principali città russe. Šestakov ha inoltre ricordato come in Bielorussia sia già presente una “regione italiana” nella zona di Brest, a riprova delle già buone relazioni tra i due Paesi.

S.E. Andrian K. Yelemessov, come Šestakov, ha spiegato come i tre Paesi dell’EEC abbiano studiato approfonditamente l’Unione Europea, e ha enfatizzato il fatto che i popoli dei tre Stati vogliono costruire insieme il loro futuro. Lo Spazio Economico Comune, tuttavia, vuole porsi come un’organizzazione che possa interagire con altri partner in modo positivo, creando una serie di partenariati, e non da antagonista. I tre partner principali indicati da Yelemessov sono Unione Europea, Stati Uniti e Cina. La posizione geografica del SEC, secondo l’auspicio del Kazakistan, può contribuire a fare da ponte tra Europa e Asia, fungendo da ottimo polo di attività soprattutto commerciali. Anche Yelemessov ha citato l’importanza delle relazioni commerciali tra il suo Paese e l’Italia: quest’ultima è infatti il terzo Paese al mondo a livello di scambi commerciali con il Kazakistan, dopo Russia e Cina.

Dopo un breve intervento di Luca Bionda, nel corso del quale sono state messe in evidenza le grandi possibilità per gli imprenditori italiani ed europei, ha preso la parola il consigliere Aleksander Zezjulin, il quale ha posto l’accento sulla necessità di avere un’apertura anche da parte dell’Unione Europea, sottolineando allo stesso tempo che i dialoghi a livello singolo (Russia-UE, Bielorussia-UE, Kazakistan UE) non verranno totalmente inglobati dall’Unione Eurasiatica. Zezjulin ha concluso in modo emblematico il suo intervento, rispondendo alla domanda posta dal titolo della conferenza: l’Unione Eurasiatica è un’opportunità enorme per l’Europa, e la sfida sta tutta nel coglierla.

Luca Bionda ha chiuso il primo panel esprimendo il totale accordo dell’IsAG con la posizione espressa da Zezjulin e dagli ambasciatori di Bielorussia e Kazakistan: le prospettive poste dalla nascente Unione Eurasiatica rappresentano un’importante opportunità per l’Unione Europea.

Il panel pomeridiano, dedicato alle riflessioni politico-economiche, è stato moderato da Enrico Verga, direttore relazioni internazionali dell’IsAG, e ha visto gli interventi di Mauro Conciatori (capo Ufficio Russia, Europa Orientale e Asia Centrale del Ministero degli Esteri), Daniele Cellamare (rappresentante dell’Istituto Studi Ricerche Informazioni Difesa, ISTRID), Armen G. Oganesjan (direttore di “Mezhdunarodnaja Žizn’”) e Daniele Scalea (segretario scientifico dell’IsAG e condirettore di “Geopolitica”).

Mauro Conciatori ha espresso il proprio apprezzamento per le idee espresse in mattinata dai rappresentanti dei tre Paesi protagonisti, passando poi a illustrare alcune considerazioni dal punto di vista del Ministero degli Affari Esteri. L’Italia guarda con interesse agli sviluppi di questa situazione, ben consapevole del fatto che dall’integrazione nascono sviluppo, prosperità e sicurezza. L’Italia stessa è stata protagonista di un portentoso sviluppo quando è stata integrata nell’orbita europea, a partire dal secondo dopoguerra, e ha sempre un approccio positivo nei confronti di nuove integrazioni che possano favorire il libero scambio non solo di merci, ma anche di capitali e di idee. L’intervento è stato concluso con due auspici: un approccio cooperativo da parte dei tre Paesi e l’adesione all’organizzazione mondiale del commercio (WTO) da parte di Bielorussia e Kazakistan, così come ha fatto la Russia dopo molti anni di negoziati.

Il professore Daniele Cellamare ha focalizzato la sua attenzione in particolare su problemi legati alla sicurezza e alla difesa. Ha evidenziato la scarsa partecipazione dell’Europa nel teatro dell’Asia Centrale nel periodo immediatamente successivo al crollo dell’URSS, perché da un lato la zona non presentava problemi imminenti a livello di sicurezza, e dall’altro si trattava di una zona distante dall’Europa sia geograficamente sia geopoliticamente (dal momento che si trattava di un’area in cui intervenivano prevalentemente Russia, USA e Cina). A questa prima fase di scarsa interazione ne è seguita un’altra di maggior coinvolgimento della UE, con progetti di assistenza tecnica di varia natura, soprattutto a livello di infrastrutture per trasposti marittimi e terrestri. Naturalmente, la creazione dell’Unione Eurasiatica apre nuove prospettive in questo senso ma anche in molte altre sfere. Per quanto concerne la sicurezza, Cellamare ha messo in risalto il ruolo della OCS (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai), fondata nel 2001, che ha come membri Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, ed è impegnata alla lotta contro i “tre diavoli”: terrorismo, separatismo ed estremismo. Pur trattandosi di un’alleanza difensiva, è evidente che gli eserciti di Cina, Russia e Kazakistan messi insieme possono rappresentare una fonte di preoccupazione per la NATO.

Armen Oganesjan ha rimarcato il ruolo della Russia, inevitabilmente destinata a essere la locomotiva del cambiamento. Tuttavia, anche se nell’URSS la Russia aveva anche un ruolo di indiscussa leadership, nell’Unione Eurasiatica i presupposti saranno diversi. Il direttore di “Mezhdunarodnaja Žizn’” ha inoltre affrontato l’argomento della scarsa fiducia che a volte aleggia ancora nei confronti dei Paesi dell’ex-URSS (Russia in primis), citando una frase pronunciata nel secondo dopoguerra al riguardo della Germania: “La fiducia non è il processo, è il risultato. Il processo consiste nello sviluppo e nel lavoro congiunti”.

Le osservazioni finali di Daniele Scalea sono state volte a evidenziare i reali problemi sulla strada dell’integrazione tra Unione Europea e Unione Eurasiatica. L’ostacolo principale è costituito dalla NATO, protagonista ancora oggi di iniziative che infastidiscono la Russia e bloccano il percorso di avvicinamento. È necessario dunque ripensare il ruolo della NATO, che non può risolversi inglobando la Russia al suo interno, ma deve anche modificare alcune visioni e alcune prospettive. A parte questa difficoltà (e la sempre spinosa questione legata ai diritti umani e alla democratizzazione in Bielorussia e in Kazakistan), i rapporti tra Italia e Russia sono sempre stati molto buoni, e iniziative di cooperazione e di integrazione come l’Unione Eurasiatica (ma anche il BRICS) possono rivelarsi estremamente positive per il nostro Paese.